45mo Anniversario della Repubblica
Mercoledì 1 giugno, alle 21, in piazza della Pace
Concerto Corpo musicale Vincenzo Bellini
dirige il Maestro Cammarano
saranno suonati brani tratti da
Pupetta di Orsomando,
Giovanna d´Arco , Nabucco e Aida di Verdi,
Canti patriottici del Risorgimento
Boieldieu e Morricone
In caso di maltempo il concerto si terrà presso il Centro diurno anziani di via Bellini.
La prima festa della repubblica non si tenne il 2 giugno, ma nacque spontaneamente tra il 10 e l´11 giugno 1946 dopo che i risultati del referendum erano stati resi noti dal presidente della Corte di Cassazione Giuseppe Pagano. In quell´anno il 10 giugno ricorreva nella memoria collettiva più come l´anniversario dell´assassinio di Matteotti, ma la coincidenza ebbe l´effetto di assegnare un valore simbolico ancora più forte alla nascita della Repubblica antifascista. Come ha osservato Maurizio Ridolfi, ‘il contratto siglato con il voto dagli italiani nel segno della Repubblica veniva trasformato in un patto morale, consacrato grazie al ricordo del sangue di Matteotti’[1].
Dall´anno successivo si scelse un´altra data simbolica forte per celebrare la festa della Repubblica: il 2 giugno data in cui si tenne il referendum istituzionale, ma anche anniversario della morte di un grande repubblicano come Giuseppe Garibaldi. Il Decreto legislativo del 12 aprile 1947 accostava al 25 aprile una nuova festa nazionale: l´«anniversario del plebiscito popolare che ha instaurato la Repubblica italiana». Già dal titolo dato al provvedimento, è evidente il tentativo di sottolineare il legame tra popolo e Repubblica esaltando come essa fosse stata il frutto della volontà popolare. La risicata vittoria dei repubblicani al referendum istituzionale rischiava di dare un´immagine del paese spaccato a metà, il che non avrebbe rappresentato certo un buon viatico per una celebrazione che avrebbe dovuto costituire uno dei perni dell´apparato simbolico-rituale del nuovo Stato nazionale. Ciò era ancora più vero in un momento in cui, da un lato, non si erano ancora ricomposti i cleavages politico-culturali tra fascisti e antifascisti, e tra monarchici e repubblicani, mentre dall´altro, proprio in quei giorni, si consumava la rottura dell´unità nazionale con la formazione del quarto governo De Gasperi. La tensione provocata da quegli eventi politici e la derivata urgente necessità di un richiamo alla legalità e alla concordia erano palpabili anche nelle parole con cui lo stesso Presidente del Consiglio spiegò il senso della festività:
Il Governo ha voluto che il giorno natale del nuovo Stato fosse considerato festività nazionale, a celebrazione dello storico evento e a ricordare che nel rispetto della reciproca libertà e con la concordia sono possibili le più ardite trasformazioni politiche e sociali; mentre il rispetto del metodo democratico superando ogni spirito di violenza crea il consenso operoso attorno alle più alte conquiste.
Comunque la dichiarazione di festa nazionale del 2 giugno fu reiterata nel 1948, dopo che il 21 dicembre 1947 l´Assemblea costituente approvò per acclamazione un ordine del giorno che dichiarava ‘il 2 giugno di ogni anno Festa nazionale della Repubblica italiana’ allo scopo ‘di solennizzare l´avvento della Costituzione repubblicana e di celebrare i principi politici e sociali che sono a fondamento di essa’. Ciò produsse una scissione del nucleo simbolico delle festività repubblicane e una diarchia liturgica che durò sino all´entrata in vigore della legge n. 260 del 27 maggio 1949 la quale, di fronte al mutato contesto politico interno ed internazionale, declassò l´anniversario della liberazione a giorno festivo a tutti gli effetti civili con obbligo di imbandieramento e innalzò l´anniversario della repubblica a sola festa nazionale.
La situazione cambiò nel 1977 quando il Parlamento varò un nuovo calendario liturgico in un clima di solidarietà nazionale e sotto la pressione della politica di austerità dovuta alla grave crisi economica internazionale. L´anniversario della Repubblica venne allora trasformato in festa mobile da celebrare la prima domenica di giugno, mentre l´anniversario della liberazione tornò ad essere festa nazionale anche in ragione della partecipazione popolare a quest´ultimo che crebbe di anno in anno al contrario di quanto avvenne per il 2 giugno che era sempre più diventato un rito ufficiale, con un prevalente carattere istituzionale e militare.
Fu nel 1996, in occasione del cinquantesimo anniversario della nascita della Repubblica, che il presidente Oscar Luigi Scalfaro ebbe modo di ridestare l´attenzione degli italiani verso la festa del 2 giugno, nel duplice scopo di perseguire la ‘pacificazione’ tra gli eredi della guerra civile e la difesa dell´unità nazionale.
E´ stato però nel quadro del progetto di religione civile promosso dal presidente Carlo Azeglio Ciampi che, nel 2001, anche le celebrazioni del 2 giugno hanno registrato un ‘ritorno’ sia come rituale civile, sia come festa popolare. Scopo del Presidente era quello di contrastare il deficit di legittimità della Repubblica e riconoscibilità dei cittadini in una comune storia nazionale attraverso simboli e liturgie pubbliche in grado di ricreare un sentimento di solidarietà tra le istituzioni e gli italiani. In questa chiave venne ripristinata anche la parata militare che però venne chiamata sfilata a sottolineare l´accento posto più sui militari che sulle armi. Oltre alla presenza delle donne in divisa, dal 2001, si registrò anche quella di esponenti militari di altre nazioni, «secondo un´idea di patria che si apre all´orizzonte europeo».
Fonte: Blogstoria
ALLEGATI
2 giugno 2011.pdf
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